di Eros Drusiani1
C'ero una volta... ci sono ancora e conto di restarvi a lungo sotto queste acque e fra questi sassi, anche se, a dire il vero, non è proprio qui che sono nato. Ma andiamo per ordine.
Innanzitutto mi presento: sono un salmerino e voglio raccontarvi una storia.
Come? Non sapete cos'è un salmerino? Santa pazienza!
Ma è un pesce, un bellissimo pesce!
Non per vantarmi ma guardate come è sgargiante la mia livrea; e l'avorio che orla le mie pinne, il dorso striato di giallo e i fianchi punteggiati di rosso e di azzurro.
Sì, sono molto elegante e colorato; pensate che quando ero piccolo, su al Corno, tutti mi chiamavano Arcobaleno.
Il Corno è una montagna il cui nome per intero è Corno alle Scale ed è da lì che vengo. Poi un giorno dalle sorgenti del Silla sono finito in Reno e dal Reno invece di buttarmi in mare come facevano tutti ho fatto marcia indietro (noi salmerini siamo della razza dei salmonidi e non ci spaventa certo andare controcorrente).
A un certo punto poi ho imboccato il Samoggia, l'ho risalito fino alla sua sorgente su un altro monte, il monte Pigna e da lì, un po' stanco, mi sono lasciato cullare dalla corrente e sono tornato giù in pianura, a Sala Bolognese.
Ora però devo dire una cosa: non capisco questa mania che avete voi umani di voler dare un nome a tutte le cose, anche a quelle uguali. Un rio, un torrente, un fiume, per noi pesci che li abitiamo sono semplicemente acque mentre voi li chiamate tutti in modo diverso. In certi casi addirittura usate più nomi per lo stesso fiume. Da una sponda lo si chiama in un modo e dall'altra in un altro modo ancora. Poi è chiaro che finite col non capirci più nulla, a litigare e a fare le guerre.
Nelle acque che voi chiamate Samoggia, infatti, si parla ancora di una battaglia combattuta secoli fa fra modenesi e bolognesi, pensate un po', per una secchia... guerra che però non è servita a niente visto che ancora oggi i modenesi continuano a non sopportare i bolognesi e i bolognesi a sbeffeggiare i modenesi.
Santa pazienza, perché non seguite l'esempio del buon vecchio Samoggia che scorre tranquillo bagnando entrambe le terre sopportando tutti e non sbeffeggiando nessuno?
Scusatemi per questi sproloqui ma a differenza di quello che si crede di noi pesci io non sono affatto muto, anzi, sono un chiacchierone. Come dicevo volevo raccontarvi una storia, una delle tante che si ascoltano quando di notte riposiamo fra i sassi.
Tanto tempo fa, proprio da queste parti, c'era un fiume che come tutti i fiumi sgorgava dalla cima di un monte e poi, prima con irruenza e poi sempre più placidamente, scendeva a valle e sfociava in mare.
Era un bel fiume ricco di anse e cascatelle ma tanto era bello tanto era superbo e vanitoso e col tempo si era persuaso che i ruscelli e i fossi che si immettevano nel suo alveo insudiciassero quelle che lui riteneva essere le più cristalline e le più pure di tutte le acque. E tanto se ne era persuaso che anche una sola goccia straniera lo faceva schiumare dall'ira. Così ogni giorno con le sue onde rabbiose e le sue rapide stizzite spostava tronchi, sollevava sabbia, faceva rotolare massi al fine di costruire barriere che impedissero l'accesso a qualsiasi altro corso d'acqua.
E alla fine vi riuscì.
Nessuna goccia d'acqua impura poteva più entrare nel suo letto. Una serie di dighe che muovevano l'invidia dei tanti castori che popolavano le sue sponde teneva finalmente lontane quelle che, con disprezzo, chiamava acque migranti.
Ma la sua felicità durò poco.
Infatti prima giù a valle e poi su su fino alla sorgente durante l'estate quel fiume piano piano cominciò a seccarsi.
Pentito, richiamò i ruscelli, i rii, i fossi che aveva scacciato. Quelli però o si erano prosciugati nel tentativo di superare le dighe o avevano trovato altre strade e raggiunto altri fiumi. Disperato allora ordinò alle sue purissime acque di distruggere le barriere che aveva fatto erigere ma quelle non avevano più la forza di smuovere quei massi e quei tronchi e così di lui al principiare dell'autunno non rimase altro che una pozza senza vita.
Ecco, la storia è finita e, se ci pensate un po', come tutte le storie ha la sua bella morale.
Ora però si è fatto tardi e me ne ritorno su in montagna.
Una cosa ancora però voglio dirvi: anche noi salmerini siamo pesci migranti.
Pensate che nell' ottocento mentre molti dei vostri antenati partivano per le Americhe i miei bis bis bisnonni attraversavano l'Oceano al contrario per arrivare qui.
No, non sono arrivati a nuoto ma prigionieri sulle navi dentro scomode vasche. Purtroppo qualcuno aveva assaggiato la bontà delle nostre carni.
Ma quando dopo un faticosissimo viaggio su un carro sono stati liberati su al Corno alle Scale si sono sentiti come a casa e da allora hanno ripreso a scendere e a risalire tutti i fiumi che hanno incontrato perché, tenetelo a mente, le acque di tutto il mondo, e forse anche le terre, per quanto diverse, sono la casa di tutti.
I.A.R. (Imposta Aria Respirata)
Le strane unità di misura a Bologna
Eros Drusiani, attore e autore, nasce a Bologna nel 1954. Si laurea in filosofia. Studia chitarra e canto. Dopo varie esperienze nel campo musicale si dedica al teatro comico. Scrive e rappresenta (solo o con altri) una decina di spettacoli e si esibisce nei migliori cabaret italiani. E’ ospite di trasmissioni televisive su RAI 1, RAI 2, RAI 3, Canale 5, Italia 1 TMC ecc. Ha alcune esperienze nel cinema (Benni, Vancini, Fellini). Ha scritto e curato la regia di diversi spettacoli teatrali (Sono Fred dal Whiskie facile, Intonati a regola d'arte, La coppia più bella del mondo ecc.). E’ autore di trasmissioni televisive e radiofoniche (RAI 1 RAI 3 Canale 5, RAI Radio due, RAI Radio tre). Collabora con note riviste comiche e di fumetti (Lupo Alberto, Cattivik, Comix, Animal Comics ecc) ed è nella redazione della rivista di letteratura e arte L’Orto.
Scrive e pubblica: Avrei preferenza di no (Feltrinelli), Imbecilli d’Italia e Vademecum scuolabus (Comix), Buonanotte alle favole (Macchia Nera), La cricca del ghigno (Thema), Non facciamoci mancare nulla (Zona Editrice), Il libro delle facce sbagliate e i romanzi Luna di miele senza fate, Il nonno, La luna sognata, Killers. The end e Antologia degli ignoti (Gruppo Perdisa Editore). Alcuni suoi racconti sono presenti nell’antologia scolastica Libertà leggère (Nuova Italia).
Con l'Associazione Orno Teatro, di cui è vicepresidente, ha messo in scena gli spettacoli “Le farfalle della felicità” (omaggio a Guido Gozzano nel centenario della morte); “Il segno di D'Agata” (omaggio allo scrittore e sceneggiatore Giuseppe D'Agata) e il recente “Favole, leggende e altre storie”.
La CICALA di Orno è la vetrina privilegiata delle iniziative dell’Associazione ORNO TEATRO, con i frequenti rimandi al sito dell’Associazione e al proprio canale YouTube, dove sarà possibile seguire, vivere e condividere gli eventi che abbiamo organizzato:
Favole leggende e altre storie
Se questo mondo vi sembra spietato, dovreste vedere cosa sono gli altri
In attesa delle aperture ….