di Tiziano Barbieri1
In queste pagine darò conto degli accadimenti, fortune, disavventure e consuetudini del mestiere di musicista, mestiere normale, uguale e differente dagli altri come siamo tutti noi, appartenenti alla specie umana.
Nessun cenno alla vita personale, soltanto fatti legati all’esercizio della professione riguardanti Richard Strauss, Miles Davis, Charles Mingus, Glenn Gould, Chick Corea, Francesco Guccini, Mick Jagger, Pat Metheny , Keith Richard ma anche Mimmo Turone, Fabio Testoni, Giancarlo Martelli (Martò dei Judas), Furio Chirico ed altri sconosciuti ai più, tutti professionisti.
Per cominciare, come prima ed unica volta parlerò di me e, per contraddirmi immediatamente, racconterò un’esperienza personale. Sarà un “unicum”.
SUD
Tardo pomeriggio . Mancano tre giorni alla prima prova della mia maturità liceale.
Il Ford Transit, azzurro, 1600 c.c a benzina , 110 Km di velocità massima (120 in discesa) mi aspetta sotto casa, Via Saffi n. 63, Bologna.
Si va a Maida, provincia di Catanzaro.
Mai stato pù a sud di Firenze.
A1 per Roma , Raccordo Anulare, Napoli, Salerno sulla vecchia A3. Superata Battipaglia vedi un cartello, è ancora lì: Reggio Calabria, km. 440.
L’Italia è lunga, non l’avresti mai detto.
Uscita Lagonegro. Undici ore da Bologna.
Una statale scende dall’alto delle montagne e ti conduce al mare, sulla statale tirrenica. La strada è un serpente a sonagli.
Sono le quattro, cinque, del mattino. Estate, la luce arriva presto, niente ora legale. Maratea, chissà cos’altro, non sappiamo nemmeno dove siamo.
Cartello stradale: Praia a Mare.
La strada principale costeggia il mare, difficile prenderne un’altra, e comunque a diciotto anni le strade le scegli per intuito, quasi sempre sbagliato.
Ma la spiaggia no. E’ di sassi piccoli, rotondi, gentili sotto le dita dei piedi.
Non c’è nessuno su quella spiaggia: nel 1970 gli ombrelloni di Rimini a Praia sono ancora un sogno.
Usciamo dalla strada. Siamo nel centro del paese, questo lo comprendiamo, ma non c’è nessuno intorno, pertanto il Transit molla l’asfalto e si avventura sui sassi.
Siamo tutti increduli, eccitati: abbiamo trascorso infanzia e adolescenza scavalcando lettini e corpi umani per arrivare alla riva mentre qui portiamo i pneumatici fino a quelle ondine del primo mattino.
L’acqua è più trasparente del cristallo.
Davanti a noi un’isoletta a poche centinaia di metri dalla riva.
Più avanti nel tempo ne avrei conosciuto il nome: Isola di Dino.
Tutti fuori dal pullmino; siamo in cinque.
L’età è quella. Non abbiamo costumi da bagno: chi poteva immaginarlo?
Ci tuffiamo nel mare di Praia.
In quel preciso istante ho capito che quello di musicista sarebbe stato il mestiere della mia vita.
Non è stata un’esecuzione particolarmente intensa, un assolo perfetto o gli applausi di un pubblico a determinarmi: è stato un tuffo nel mare di Praia.
La mia condizione sociale, figlio di piccoli impiegati, non di avvocati o professori universitari o imprenditori di successo, tanto meno di musicisti, difficilmente mi avrebbe concesso quello che desideravo dalla vita.
Certo, mi sarei laureato, sarei entrato in un ufficio, al sicuro, per restarci indefinitamente. Quel tuffo era al contrario la visione di un’altra storia, dell’avventura pronta ad aspettarmi.
Non ricordo chi di noi si è assunto la responsabilità, o l’irresponsabilità di guidare per gli ultimi 150 Km; di certo non io: non ricordo nemmeno come siamo arrivati il quel paese.
Il mattino successivo, dopo aver suonato alla nostra prima festa di piazza , si ritorna oltre gli Appennini.
Di tutti i momenti di un viaggio quello del ritorno è sempre stato per me il peggiore. Salito in casa verso le cinque del mattino, dopo un paio d’ore del sonno migliore della mia vita mi rimetto verticale, salgo sul Maggiolone comprato di sesta mano un anno prima, ancora senza patente, e volo al Liceo per la prova di Italiano.
Scelto, ovviamente, il tema più generico, scritte le due colonne e mezzo standard del foglio protocollo, consegnato alle dieci e trenta sotto gli occhi increduli del commissario. “Come, consegni ora? Hai altre tre ore a disposizione”. “Lo so, signora professoressa, ma ho fatto”.
Scrivevo bene, pochi dubbi. Quelli sarebbero venuti dopo.
Tiziano Barbieri, laureato con lode presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bologna; musicista professionista, ha suonato, tra gli altri, con Lucio Dalla, Francesco Guccini, Ornella Vanoni e Paolo Conte. Come solista ha pubblicato tre album per l’etichetta Virgin. Sul versante dell’organizzazione, ha diretto la produzione di Vinicio Capossela, Caetano Veloso, Ivano Fossati, Fiorella Mannoia.